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«“Il valore dell’eredità culturale per la società”. Il libero riuso della fotografia oltre il tabù del lucro»

Martedì 4 luglio, durante l’evento di inaugurazione della mostra Opera Libera al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Wikimedia Italia ha promosso un confronto su due tematiche estremamente importanti per l’Associazione e per il movimento Wikimedia: la libertà di panorama e il libero riuso delle immagini di beni culturali, anche a scopo commerciale.
Come ha ricordato in apertura lavori Luca Martinelli, Responsabile dei progetti per Wikimedia Italia, queste due tematiche apparentemente separate rappresentano in realtà due facce della stessa medaglia, soprattutto in riferimento a quello che è stato definito “tabù del lucro”.
Il dibattito ha coinvolto importanti interlocutori – Lorenzo Casini, Consigliere Giuridico del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Giorgio Resta, Professore di Diritto Privato Comparato all’Università Roma 3, Valentino Nizzo, Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Rosa Maiello, Presidentessa AIB, Tiziana Maffei Presidentessa ICOM, Cecile Hollberg, Direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze e Lorenzo Losa, Presidente di Wikimedia Italia – che sono stati chiamati a riflettere sull’esistenza di una “libertà di panorama” per i beni culturali e sul rapporto tra le licenze libere utilizzate sui progetti Wikimedia, che ammettono l’uso commerciale, il diritto d’autore e la normativa vigente in materia di beni culturali con l’obiettivo di capire se esiste la possibilità / è opportuno ridiscutere i vincoli normativi esistenti per valorizzare al meglio il patrimonio culturale italiano.
La posizione del movimento Wikimedia sul tema, espressa da Lorenzo Losa, Presidente di Wikimedia Italia, nell’ambito del dibattito, è molto chiara: solo incentivando la libera diffusione del sapere è possibile contribuire alla crescita sociale e culturale.
Ben venga dunque il libero riutilizzo e la riproduzione delle immagini, anche per fini commerciali, perché il nostro patrimonio culturale – anche i cosiddetti beni “minori” – possa essere valorizzato e conosciuto in tutto il mondo ma anche perché possa essere tutelato e ne sia conservata la memoria, come dimostrano gli scatti della mostra Connected Open Heritage, che raffigurano beni in pericolo o addirittura non più esistenti, come il Tetrapilo di Palmira.
Gli fa eco Valentino Nizzo, Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che porta varie testimonianze in tal senso, tra cui il clamoroso esempio degli Ori Castellani: l’assenza di immagini in alta qualità e a colori di questi preziosi gioielli ha reso complicato preservarne la memoria, dopo il furto avvenuto nel 2013, e ne ha reso difficile il riconoscimento ed il ritrovamento da parte delle forze dell’ordine.
Anche Rosa Maiello, Presidente AIB rimarca il concetto espresso da Losa e Nizzo sottolineando come la conservazione e l’accesso a lungo termine ai beni culturali si possa assicurare solo promuovendo la più ampia condivisione e la riproduzione dei beni culturali stessi: i libri sono fatti per essere usati, come recita la prima delle cinque leggi della biblioteconomia.
A tal riguardo, la Dott.ssa Maiello auspica che le evoluzioni normative riguardanti la digitalizzazione del patrimonio di biblioteche, archivi e musei possano essere orientate a favorire l’accesso aperto, libero e gratuito e il libero riuso, per qualsiasi finalità, delle opere (anche in formato digitale) presenti nelle raccolte degli istituti e dei soggetti preposti alla loro custodia.
Il Prof. Lorenzo Casini, Consigliere giuridico del MIBACT, conferma l’impegno della Commissione Cultura nell’avanzamento del procedimento legislativo citato dalla Dottoressa Maiello. Tuttavia, continua Casini, “ritengo sia ragionevole che lo Stato si occupi di controllare l’uso commerciale che viene fatto dei beni culturali”.
Le istituzioni devono sicuramente impegnarsi a favorire la libera riproduzione delle immagini dei beni culturali ma anche intervenire in difesa del significato e del valore (anche economico) del patrimonio culturale regolamentando e limitando gli utilizzi impropri o, per dirla con le parole di Cecile Hollberg, Direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, tutte le riproduzioni che ledono il decoro del bene culturale stesso.
“Non escludo” – prosegue Casini – “che a un certo punto possa esserci uno sdoganamento della libera riproduzione per ogni finalità, ma vanno individuati gli strumenti adatti per farlo.”
Si tratta di un tema di discussione delicato, come ha ricordato Tiziana Maffei, Presidente ICOM, che fa leva sulla missione stessa degli istituti culturali quali soggetti preposti alla diffusione della cultura. Perché porre limiti alla libera riproduzione e circolazione di immagini dei beni culturali se queste riproduzioni non vanno a detrimento del bene stesso? Probabilmente, la chiave non sta nel vietare ciò che non ci piace ma nel dotarsi degli strumenti per diffondere il più possibile quel che vogliamo sia conosciuto e accessibile a tutti.
Ne è totalmente convinto il Prof. Giorgio Resta, Università Roma 3, che ritiene addirittura illegittimo il comportamento delle pubbliche amministrazioni che subordinano la riproduzione di un bene culturale liberamente visibile al pagamento di un canone.
L’informazione e allo stesso modo le riproduzioni fotografiche –  ricorda Resta – sono beni non rivali nel consumo: più persone possono godere dell’immagine – ossia dell’informazione – senza che il bene stesso ne sia danneggiato.
L’unico argomento che si potrebbe sostenere, continua Resta, è che il profitto legato alla riproduzione dei beni culturali possa generare introiti per la comunità, da utilizzare per la conservazione e tutela del bene stesso. E’ dimostrato tuttavia che gli introiti potenzialmente producibili dalla libera riproduzione delle immagini risultano comunque superiori a quelli in un regime di monopolio.
Al termine del tavolo Valentino Nizzo ha lanciato il suo invito a Wikimedia Italia a collaborare a partire da settembre 2017 per portare sui progetti Wikimedia la collezione e l’archivio del Museo di Villa Giulia: il patrimonio culturale è e deve essere di tutti, ma è probabilmente necessario trovare strumenti e regole chiare che permettano agli istituti culturali e alla pubblica amministrazione di valorizzarlo appropriatamente, anche sui mezzi digitali, e di interagire in modo trasparente con i soggetti interessati a farne usi commerciali.

A questo link è pubblicato il video integrale della tavola rotonda

Nell’immagine: un aquilone realizzato con carta Washi; la fotografia fa parte della mostra Opera Libera, per il progetto Connected Open Heritage. Foto di コヲダ (opera propria), CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.