Il Parlamento UE e la conoscenza aperta dal 2014 al 2019: un riepilogo delle principali votazioni europee per orientarsi tra i candidati

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Il Parlamento UE e la conoscenza aperta dal 2014 al 2019: un riepilogo delle principali votazioni europee per orientarsi tra i candidati

Il 18 aprile il Parlamento europeo ha tenuto la sua ultima sessione prima delle elezioni europee. Risulta quindi possibile tirare le somme degli argomenti che ha trattato in questa ottava legislatura 2014-2019: attività in cui si sono cimentati anche Confronta il tuo voto di VoteWatch e Wikimedia Germania.
Per aiutare i diversi lettori che ci hanno segnalato che è difficile ritrovare nel nostro sito la conclusione di varie questioni discusse in Unione europea, proponiamo una selezione di votazioni del Parlamento europeo che sono state particolarmente controverse e di cui abbiamo scritto, e rimandiamo agli articoli passati sull’argomento.
Grazie a MEP vote, proponiamo inoltre un grafico per rendere comprensibile ogni voto su cui sia stata chiesta la votazione elettronica aperta in plenaria: poiché i grafici non spiegano il contenuto degli emendamenti o delle mozioni messe al voto, spieghiamo brevemente il significato di un voto favorevole o contrario. È possibile cliccare l’immagine per reperire i dettagli della votazione: nella pagina di MEPvote.eu si può cliccare il logo di un gruppo politico o la bandiera di un paese per trovare i voti individuali di proprio interesse; si può inoltre cliccare il collegamento azzurrino sotto “Vote reference” per raggiungere il testo completo nel sito del Parlamento europeo (che è anche in italiano). L’interfaccia di MEPvote.eu è solo in inglese ma i simboli dovrebbero essere auto-esplicativi.

Le questioni più importanti per la condivisione della conoscenza libera sono state spesso decise da votazioni molto poco note al pubblico generale, o addirittura non sono arrivate a un voto risolutivo anche se qualche deputata/o ha proposto emendamenti in commissione. I grafici mostrano chiaramente che i temi di cui si occupa Wikimedia Italia non hanno una connotazione partitica: tutti i gruppi politici europei sono risultati divisi nei momenti decisivi. Per chi sostiene la cultura libera e la conoscenza collaborativa in Rete serve quindi studiare approfonditamente il voto dei singoli eurodeputati e dei candidati 2019.

Libertà di panorama

Nel 2014, il Parlamento europeo prese in mano la riforma del diritto d’autore grazie alla cosiddetta Relazione Reda. La relazione fu annacquata in commissione e addirittura un eurodeputato francese riuscì a inserire un emendamento (§46) per ridurre la libertà di panorama (invece di incrementarla come necessario). Dopo vaste proteste europee, compresa la protesta di Wikipedia in varie lingue il 9 aprile 2015, il Parlamento a luglio 2015 respinse la proposta a larga maggioranza: solo 3 eurodeputati italiani votarono per la proposta restrittiva francese.

L’ultimo voto in plenaria sulla libertà di panorama è stato il 12 settembre 2018: con 290 voti favorevoli e 383 contrari, è stato respinto un emendamento che avrebbe allargato la libertà di panorama a tutta l’Unione europea (rendendo obbligatoria l’eccezione opzionale al diritto d’autore prevista nella direttiva del 2001). Hanno votato a favore della libertà di panorama 32 eurodeputati italiani, 33 contro (schermata archiviata).

Pubblico dominio

L’articolo 14 della direttiva, sulla difesa del pubblico dominio, è stato approvato in prima lettura nel voto di marzo 2019. Nel voto di settembre 2018, l’emendamento 190, che riprendeva alcune proposte più forti già respinte in commissione, è stato respinto dalla maggioranza della plenaria.

Altre proposte della nostra dichiarazione d’intenti, come il pubblico dominio per opere pagate dai contribuenti, non sono state seriamente discusse in quanto le commissioni istruttorie le hanno scartate.

Eccezioni al diritto d’autore

Le eccezioni e limitazioni al diritto d’autore servono a consentire gli usi positivi per la cultura e per la società da parte di autori (per produrre nuove opere) e utenti/cittadini in generale (per promuovere lo sviluppo culturale). Il testo finale della direttiva introduce una serie di nuove eccezioni al diritto d’autore a beneficio di università, biblioteche ecc., che saranno però molto stringenti e frammentate a livello nazionale in quanto spesso legate a licenze da parte delle società di gestione collettiva dei diritti corrispondenti alla nostra SIAE. Resta inoltre possibile per le aziende aggirare i diritti dei cittadini usando i DRM (Digital Restriction Management o TPM, misure tecnologiche di protezione).

L’atteggiamento degli eurodeputati verso la limitazione degli eccessi più deteriori del diritto d’autore è stato registrato dalla votazione di settembre 2018 sulla cosiddetta eccezione UGC (user-generated content), cioè un diritto di citazione allargato che consentisse la produzione di opere derivate come i famosi remix, meme, caricature e parodie, in una versione molto ristretta del fair use statunitense. La proposta è stata respinta con 343 voti contrari e 317 favorevoli, di cui italiani 30 favorevoli, 34 contrari e 1 astenuto (schermata archiviata).

Diritto d’autore in generale

L’apertura alla discussione di un diritto d’autore bilanciato e rispettoso degli interessi generali della popolazione è stata misurata nei tre voti più duri della direttiva copyright, da cui è risultato un testo fortemente sbilanciato contro il bene generale e in favore dei monopoli privati (vedi anche https://reform.communia-association.org/ ).

Primo, il voto di luglio 2018 per impedire la discussione degli emendamenti di cui sopra, bocciato con 278 favorevoli e 318 contrari (schermata archiviata dei voti italiani).

Secondo, il voto di marzo 2019 per consentire la discussione dei due articoli più controversi cioè 15 e 17 (ex 11 e 13) cosiddetti “link tax” e “upload filter”, bocciato con 312 favorevoli e 317 contrari (anche se 10 eurodeputati hanno messo a verbale di essersi sbagliati a votare). È stato quindi possibile solo votare in blocco le proposte del relatore Axel Voss (schermata archiviata dei voti italiani).

Infine, il voto finale dello stesso giorno sul complesso della direttiva è passato con 337 favorevoli e 285 contrari.

Dati aperti

Nel 2019, la direttiva sui dati aperti (nuova direttiva PSI) è stata approvata a larga maggioranza, con parziale accoglimento degli emendamenti della relatrice Reda per la commissione al mercato interno e alla protezione dei consumatori. La plenaria ha votato sul testo in blocco.

Scienza aperta

Il 12 dicembre 2018, la plenaria ha approvato il nuovo piano Horizon per la promozione della ricerca scientifica. La Commissione ha sostenuto un concetto restrittivo di accesso aperto, secondo il motto tanto aperto quanto possibile, tanto chiuso quanto necessario. L’associazione delle università europee aveva affermato che il bene generale deve prevalere sugli interessi di breve periodo delle aziende.

Con 238 voti favorevoli e 402 contrari, la plenaria non è riuscita a eliminare la menzione del cosiddetto principio di innovazione, che l’industria propone come contraltare ai più noti principi di precauzione e trasparenza (schermata archiviata dei voti italiani).

Software libero

Il Parlamento europeo ha destinato alcuni milioni di euro di finanziamenti alla sicurezza del software libero usato dalle istituzioni UE.

Nella relazione sulla Lotta alla criminalità informatica del 3 ottobre 2017, la plenaria ha affermato che «sottolinea, al riguardo, l’importanza del software libero e open source; chiede di mettere a disposizione maggiori fondi dell’UE in particolare per la ricerca basata sul software libero e open source a favore della sicurezza informatica», grazie all’emendamento 175 nella commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

Neutralità della rete

Il 27 ottobre 2015, la plenaria ha ratificato un accordo al ribasso con il Consiglio UE in materia di neutralità della rete. L’emendamento per la neutralità della rete è stato respinto con 429 contrari e 210 favorevoli.

Privacy e sorveglianza USA

Il 5 luglio 2018 la plenaria ha stabilito che gli USA non garantiscono una sufficiente protezione dei dati personali dei cittadini UE. La decisione, approvata con 303 voti a 223, era un passo per revocare il cosiddetto privacy shield che consente alle aziende USA di aggirare alcune regole UE e per consentire all’UE di difendere i cittadini dalla sorveglianza indiscriminata rivelata da Edward Snowden, per cui Wikimedia Foundation è in causa contro NSA. Fra i 200 siti più popolari al mondo, i progetti Wikimedia sono gli unici che provano a rispettare un alto livello di privacy dei cittadini: la legge non dà ancora protezioni simili a tutti.

Privacy e voli UE

In varie occasioni, la plenaria ha ratificato anche l’istituzione di un sistema europeo condiviso di sorveglianza dei cittadini che usano l’aereo, attraverso la registrazione, conservazione e condivisione dei nomi di tutti i passeggeri (PNR e ETIAS). Il sistema pone rischi di sorveglianza indiscriminata dei cittadini e non cittadini, del tipo che sono stati respinti in passato dalla Corte di giustizia. 5 eurodeputati italiani si sono astenuti o hanno votato contro in uno dei voti cruciali.

Privacy e comunicazioni private

La plenaria ha approvato il regolamento ePrivacy per il rafforzamento della segretezza delle comunicazioni private, per esempio per evitare l’intercettazione indiscriminata (da parte di aziende e governi) di ciò che i cittadini scrivono con applicazioni di messaggistica, posta elettronica e altri sistemi. La direttiva è bloccata da anni dal Consiglio UE (cioè dai governi nazionali). Il software libero aiuta i cittadini a difendersi, ma la legge non garantisce ai cittadini di non essere sorvegliati dalle aziende.

Nell’immagine in alto: Il Parlamento europeo a Strasburgo in una sessione di voto. Di European Parliament, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons