Come si fa un Wiki Loves Monuments

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Come si fa un Wiki Loves Monuments

Lodewijk Gelauff, uno degli organizzatori della prima edizione di Wiki Loves Monuments dei Paesi Bassi (2010), successivamente allargata a 18 paesi (2011), ha inviato alla lista internazionale <wikilovesmonuments@lists.wikimedia.org> una mail con alcune considerazioni, sulla filosofia del progetto. Crediamo che questi pensieri siano interessanti per tutti, per questo li riportiamo anche qui. 

Lo scopo per il quale era stata fatta la prima Wiki Loves Monuments non era stato principalmente quello di arricchire il progetto con tante belle fotografie, ma di rendere consapevoli un maggior numero di persone di cosa siano le licenze libere e del fatto che sia possibile aggiungere contenuti ai progetti Wikimedia. E parallelamente di motivare i volontari che già contribuivano normalmente a Wikipedia a fare un piccolo passo in più, impegnandosi nell’organizzazione generale. Infine si trattava di un modo di entrare in contatto con le istituzioni che si occupano di beni culturali. Nel 2011 questi scopi sono stati pienamente raggiunti. Più di 200 volontari hanno collaborato in 18 paesi. Più di 5000 persone hanno caricato immagini, e di questi 4000 non avevano mai contribuito in nessun modo a Wikimedia. Più di 160.000 immagini sono state rilasciate per essere utilizzate sui progetti Wikimedia.

I principi di base che hanno guidato l’organizzazione nei due anni passati e che in base all’esperienza fin qui acquisita sono stati alla base del successo del concorso sono pochi e semplici.

Rendere facile partecipare. Si tratta non solo di una questione tecnica (creare form di caricamento facili da usare), ma anche comunitaria: non bisognerebbe imporre regole che non siano assolutamente necessarie. La scelta di non mettere limiti alla qualità delle immagini implica che se ci potranno essere alcune immagini di bassa qualità, ci saranno però anche molte più immagini di alta qualità. Concentriamoci piuttosto su come far sentire i partecipanti i benvenuti e su come suggerire loro che possono facilmente contribuire alla voci sull’argomento di loro interesse, i beni culturali.

Rendere anche divertente partecipare. Si tratta di evitare le complicazioni burocratiche: niente email di permesso da inviare, per esempio, se le foto sono tutte opere proprie, e utilizziamo i database disponibili per una categorizzazione automatica basata sull’identificativo, che liberi i nuovi utenti da questa difficoltà. Contribuire al divertimento organizzando eventi e ringraziando i partecipanti.

La partecipazione dovrebbe essere possibile vicino casa, evitando che la gente debba sobbarcarsi lunghi tragitti per arrivare ad un monumento. Per questo motivo la lista dei monumenti dovrebbe essere quanto più ampia possibile, eventualmente aggiungendo monumenti a livello regionale o provinciale. Non è importante che le liste siano alla fine completate con una foto per ogni monumento: coprire il 10% dei monumenti in lista sarà già uno splendido risultato. Un altro motivo è che la gente è orgogliosa del proprio territorio e le fa piacere mostrarlo a tutto il mondo.

Una delle principali motivazioni alla partecipazione al concorso è quella di aiutare Wikipedia: se ne dovrebbe parlare nella comunicazione e questo è il motivo per il quale è importante avere la lista dei monumenti su Wikipedia ed utilizzare poi le immagini lì.

Infine ci devono essere risultati rapidi e visibili per i partecipanti. Si dovrebbe tentare di avere un meccanismo che renda le immagini immediatamente utilizzate (è in preparazione un bot che potrà suggerire dove possano essere utilizzate): se le immagini vengono caricate sulla lista le persone vedranno che il loro contributo è stato recepito e continueranno a partecipare; inotre avranno la possibilità di focalizzarsi sui monumenti che non hanno ancora belle fotografie e potranno evitare di ripetere foto già fatte.

Tutte queste indicazioni si traducono in due buone pratiche: comunicare spesso e comunicare bene, sia all’interno del vostro gruppo, che con gli altri paesi. E anche keep it simple.

(traduzione Marina Milella, l’originale si trova qui.)