WikiDonne, perché anche le donne vanno raccontate

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WikiDonne, perché anche le donne vanno raccontate

Intervista a Camelia Boban di Erica Pedone

Camelia è laureata in economia presso l’Università di Craiova, nel Sud-Ovest della Romania, è sviluppatrice Java Enterprise e co-fondatrice di WikiDonne, co-fondatrice e chairwoman dello User Group WikiDonne (WDG), riconosciuto come affiliato al movimento Wikimedia, e presidente dell’associazione di promozione sociale WikiDonne – APS per la raccolta e la diffusione di contenuti liberi riguardanti la diversità.

Ma che cosa è WikiDonne? Ce lo racconta Camelia.
Faccio una piccola premessa,  WikiDonne ha tre anime: quella presente nei progetti WIkimedia (in Wikipedia in italiano, Wikibooks, Wikiquote, Commons, ecc.), focalizzata soprattutto sull’inserimento di contenuti riguardanti biografie di donne; poi siamo una realtà affiliata al movimento Wikimedia, attiva sul fronte della diversità, delle minoranze, dei gruppi non e sotto rappresentati nei progetti wiki; in ultimo, dal settembre 2020, siamo un’associazione di promozione sociale riconosciuta, un’associazione che promuove la cultura libera, la visibilità delle donne e delle loro opere, la diversità in ogni sua forma: linguistica, culturale, territoriale, di genere, generazionale, di abilità e così via.

Che cosa è oggi WikiDonne?
WikiDonne è passata dal riproporre gli editathon oraganizzati delle nostre ispiratrici, le Women in red in WIkipedia in inglese, a organizzare in Italia, in presenza oppure online, campagne internazionali e a ideare eventi (editathon, contest, colaborazioni) che poi sono stati ripresi dalle comunità in altre lingue (come Wiki Loves Sport, Wiki Loves Fashion e INterwiki Women COllaboration).

Come nasce questa realtà?
Dalla partecipazione a Wikimania 2016, l’evento mondiale organizzato dal movimento Wikimedia. Ho seguito, spesso insieme a Susanna Giaccai  le sessioni, workshop e talk, numerosi incontri riguardanti il  gender gap. Vedendo i dati (l’86% di biografie di uomini, contro un 14% di donne in Wikipedia), è scattato il desiderio di concentrarci su questo tema. In quell’occasione ho conosciuto Rosie Stephenson-Goodknight, ideatrice del progetto Woman in red, che affronta l’attuale divario di genere nei contenuti di Wikipedia attraverso la creazione di contenuti che riguardano le donne, soprattutto per le biografie, ma non solo. Un lavoro di questo tipo era stato già iniziato da Susanna Giaccai – come sottoprogetto del progetto Biografie – da qui l’idea di farne una versione italiana. Così da semplice wikipediana, sono diventata co-fondatrice, insieme a Susanna Giaccai ed Antonietta Cima, di una realtà che ad oggi è cresciuta moltissimo. La forza di questo progetto sta nella collettività, nella necessità di coinvolgimento e rappresentanza.Il nostro obiettivo è quello di dare la giusta presenza alle donne nei progetti wiki (che rispettano i criteri di enciclopedicità) e per raggiungere questo obiettivo organizziamo incontri, soprattutto editathon (sessioni di scrittura nei progetti wiki)  o concorsi a tema. Lo facciamo costantemente in modo da dare continuità e rafforzare la comunità dei contributori, donne, ma anche uomini. Il nostro obiettivo non è solo aumentare le diversità nei contenuti, ma anche la partecipazione, motivo per il quale spesso organizziamo corsi e webinar di scrittura wiki per le donne o minoranze. Abbiamo ideato una formula di webinar suddivisa in due parti: la prima dedicata agli ospiti, momento di presentazione dei partner e dei progetti che promuovono e che sono di nostro interesse e la seconda dedicata ai progetti WikiDonne o ai progetti wiki in generale (slide o tutorial su come tradurre, come modificare le pagine wiki, come inserire immagini, note. collegamanti, licenze, caricare immagini in Commons, funzionamento delle pagine di discussione). È un modo perfar incontrare i nostri alleati e il mondo esterno con il mondo wiki.

Raccontaci un aneddoto che ti piace particolarmente, che ci dica di più del clima che si vive in WikiDonne
Mi viene in mente Wikimania 2019 in Svezia. Abbiamo gestito il Diversity Space, lo spazio dedicato alla diversità. E’ stato bello perché, accettando tutte le richieste che abbiamo ricevuto, siamo riusciti a incastrare, spostare, riorganizzare l’agenda dando spazio a tutti quanti e a far conoscere il lavoro di tutti, affinché ciascuno potesse dire la sua (inclusa la presentazione di slide realizzate da persone non presenti fisicamente, ma che wikimediani presenti si sono offerti di mostrare). Mi piace pensare che laddove c’è passione, c’è possibilità di crescita e arricchimento. E’ stata un’esperienza molto bella. La ciliegina sulla torta è stato l’invito al Ministero degli Affari Esteri svedese per la campagna Wikigap. Una campagna che stiamo organizzando in Italia dal 2018, promossa dal Ministero degli Esteri svedese. La Svezia è il primo Paese che nel 2014 ha adottato politiche femministe nella sua politica estera, che significa semplicemente promuovere l’equità di genere (uno degli SDGs delle Nazioni Unite, il numero 5) e dei diritti umani a livello nazionale e internazionale, in base alla convinzione che anche raggiungere obiettivi come la pace, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile non sia possibile escludendo metà della popolazione mondiale. Una feminist policy che ora anche altri paesi come Francia, Messimo e Canada stanno seguendo. 
Ma torniamo al nostro aneddoto…un momento davvero divertente. ll Ministero degli Esteri aveva predisposto un corner di accoglienza, per registrarci. Assolte tutte le questioni “burocratiche” e fatti i brindisi, sia io che Rosie, ci siamo messe al podio dove prime erano statti fatti i discorsi ufficiali, mimando e gesticolando, facendoci dei selfie. E’ stato un momento divertente in un evento importante, celebrativo e coinvolgente.

Nell’immagine: Festival dell’eccellenza femminile di Ettorre (gregorio), CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.