Articolo di Brigitte Vézina, pubblicato il 9 luglio 2025
Le licenze Creative Commons (CC) e gli strumenti per il pubblico dominio sono modi semplici ed efficaci per le istituzioni culturali — come musei, biblioteche e archivi — di rendere i materiali di patrimonio (e i relativi metadati) accessibili. Scegliere la licenza o lo strumento giusto può essere complicato, ma bisogna ricordare che le riproduzioni digitali fedeli di opere di pubblico dominio devono rimanere nel pubblico dominio: non si possono applicare nuovi diritti d’autore o diritti connessi alla versione digitalizzata.
Molte persone possono trarre vantaggio dall’accesso libero al patrimonio culturale in vari modi e per vari scopi — dai creativi in cerca di ispirazione ai ricercatori alla scoperta di nuove interpretazioni, fino alle istituzioni culturali che desiderano raggiungere un pubblico più ampio e al grande pubblico che vuole comprendere meglio il mondo in cui viviamo.
Nel report What are the Benefits of Open Culture? A new CC Publication, viene mostrato come eliminando ogni distanza tra le persone e il patrimonio culturale, l’apertura dia origine a una moltitudine di connessioni con, sul o attraverso il patrimonio culturale.
Le licenze CC e gli strumenti di pubblico dominio sono un modo semplice ed efficace per le istituzioni culturali, come musei, biblioteche e archivi, di rendere di rendere i materiali di patrimonio (e i relativi metadati) accessibili in modo che possano essere condivisi ampiamente per il più ampio accesso, utilizzo e riutilizzo possibile (compreso l’uso commerciale e la modifica), gratuitamente e senza – o con poche – restrizioni di copyright.
Scegliere la licenza o lo strumento giusto può essere complicato, ma bisogna ricordare che le riproduzioni digitali fedeli di opere di pubblico dominio devono rimanere nel pubblico dominio: non si possono applicare nuovi diritti d’autore o diritti connessi alla versione digitalizzata. I materiali di pubblico dominio sono materiali che non sono più o non sono mai stati protetti da copyright.
Questa è una posizione che Creative Commons (CC) sostiene da anni nell’ambito del programma Open Culture. In altre parole, non dovrebbero sorgere nuovi diritti d’autore (o diritti connessi) sulla creazione di un “gemello” digitalizzato. Europeana e l’Associazione Communia, insieme a molte altre organizzazioni di cultura aperta, condividono questa posizione. Essa è inoltre in linea con l’articolo 14 della direttiva UE del 2019 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, che afferma che: “quando il termine di protezione di un’opera d’arte visiva è scaduto, qualsiasi materiale risultante da un atto di riproduzione di tale opera non è soggetto al diritto d’autore […]”.
È inoltre importante ricordare che le riproduzioni digitali di opere di dominio pubblico non possono essere concesse in licenza CC, poiché le licenze CC possono essere utilizzate solo con contenuti protetti da copyright. È, invece, consigliato utilizzare uno strumento CC di pubblico dominio, che collochi le riproduzioni digitali in modo chiaro e inequivocabile nel pubblico dominio. Ciò non solo trasmette informazioni chiare sullo status di pubblico dominio dei materiali, ma contribuisce anche alla fioritura e alla prosperità dei beni comuni della conoscenza e della cultura di cui abbiamo bisogno per affrontare i problemi più urgenti del mondo.
Alcune istituzioni culturali potrebbero voler ottenere credito per la condivisione del patrimonio delle loro collezioni. In questo caso, non è buona norma utilizzare una licenza. Esistono invece diversi modi per incoraggiare gli utenti a fare riferimento alle istituzioni culturali, come viene spiegato in Nudging Users To Reference Institutions When Using Public Domain Materials. Le linee guida offrono un approccio nuovo e innovativo per spingere gli utenti a fare riferimento all’istituzione quando utilizzano materiali di pubblico dominio e presentano varie idee di progettazione per stimolare un cambiamento comportamentale. Affrontano questioni chiave, tra cui:
Per quanto riguarda i metadati, viene vivamente raccomandato che siano dedicati al pubblico dominio utilizzando lo strumento legale Creative Commons Public Domain Dedication (CC0). I dati sono in gran parte costituiti da contenuti altamente fattuali che sono considerati non soggetti a copyright, ma potrebbero rimanere delle incertezze. La rinuncia CC0 colloca tutti i dati in modo chiaro e inequivocabile nel pubblico dominio in tutto il mondo e chiarisce che il riutilizzo dei dati non è limitato dal copyright, dai diritti connessi o dai diritti sui database: tali diritti sono tutti ceduti. CC0 può contribuire a massimizzare il riutilizzo dei dati, con vantaggi quali:
Per i materiali creati dalle istituzioni culturali e protetti dal diritto d’autore, vengono raccomandate le licenze CC BY-SA 4.0, CC BY 4.0 o CC0 1.0 per consentire la massima diffusione e riutilizzo.
Per diversi tipi di contenuti, sono consigliati diversi strumenti o licenze CC per ottenere un coinvolgimento e un riutilizzo ottimali, come riassunto in questa tabella:
Tipo di contenuto | Strumenti o licenze consigliate |
Riproduzioni digitali di opere di pubblico dominio (opere che non sono più o non sono mai state protette da copyright) | Marchio di Pubblico Dominio 1.0 Internazionale (PDM) per opere di pubblico dominio in tutto il mondo o CC0 1.0 Dedica Universale al Pubblico Dominio (CC0) (in giurisdizioni che riconoscono diritti su riproduzioni non originali o giurisdizioni in cui l’opera non è ancora di pubblico dominio) |
Riproduzioni digitali di opere ancora coperte da copyright | CC0 or Attribuzione 4.0 Internationale (CC BY) or Attribuzione-CondividiAlloStessoModo 4.0 Internazionale (CC BY-SA) |
Opere nate digitalmente in copyright | CC0, CC BY o CC BY‑SA |
Opere nate digitalmente in pubblico dominio | CC0 o PDM |
Metadati associati a oggetti digitali | CC0 |
Contenuti creati da istituzioni o in cui le istituzioni detengono il copyright | CC0, CC BY o CC BY‑SA |
L’utilizzo delle licenze CC e degli strumenti di pubblico dominio per condividere i materiali del patrimonio culturale sblocca un enorme potenziale per la fioritura della cultura aperta nel settore dei beni culturali. Offrendo una maggiore certezza giuridica, le istituzioni culturali hanno la possibilità di impegnarsi più profondamente nel movimento della cultura aperta e di rendere le loro vaste collezioni accessibili a tutti.
Per ulteriori informazioni è possibile:
Contattare l’indirizzo info@creativecommons.org
Immagine: Havsstrand di Maurice Denis, Pubblico Dominio, da Wikimedia Commons